sabato 27 agosto 2016

L'esser cosa

Su You Tube è possibile ascoltare una serie di lezioni di Emanuele Severino ("Le lezioni di Severino").  La quarta ha come titolo "L'esser cosa".  La riassumo.

In tutte le cose c'è l'esser cosa. Questa parola apparentemente povera è quella che consente la gerarchia massima di significato. Qualsiasi cosa ci venga in mente è cosa. L'esser cosa è la dimensione rispetto alla quale si coordina ogni tipo di azione. Qualsiasi scopo ci proponiamo è una cosa che vogliamo realizzare: il significato che diamo alla cosa è il  significato dominante e guida la totalità dell'agire. 

In che consiste il significato della parola cosa? 


E' un significato storicamente variante, come attesta il linguaggio. La parola italiana cosa ha a che fare con il latino causa; la parola latina res rimanda a qualcosa che merita considerazione; la parola greca pragma ha a che fare con la praxis, il fare. L'equivalente sanscrito raia allude all'abbondanza, la ricchezza, per cui una cosa merita tale nome solo se viene in aiuto a qualche bisogno. Su questo versante noi in italiano abbiamo la parola roba, che è un germanismo derivante da rauben, rubare, impadronirsi: la cosa denominata come roba è qualcosa di cui ci si impossessa, si è padroni. 


Quando domina un senso dell'esser cosa varia anche il mondo e l'agire.
Alla cosa i filosofi greci danno il significato di ente, tò òn, ciò che è, contrapposto al nulla, a ciò che non è, e questo significato si estende progressivamente al tessuto culturale che lo circonda fino a occupare l'intera dimensione storico-geografica che oggi chiamiamo Europa: si estende nella romanità e nelle religioni che si basano sulla grecità, cioè l'ebraismo, il cristianesimo e l'Islam; si estende nell'economia e nella politica occidentale. 


Il significato dell'essere cosa del mondo guida l'azione, e grecamente pensata come ente opposto al nulla, nel suo occupare ogni ambito della cultura determina l'intero agire dell'occidente. Possiamo pensare ad un cono rovesciato la cui base è l'attualità, il mondo in cui ci troviamo a vivere, e il vertice è l'evocazione iniziale che il pensiero filosofico ha compiuto presso il popolo greco, quella evocazione semantica da cui si determina il modo di pensare dapprima europeo, poi statunitense, russo, cinese in quanto marxista - cioè il modo di pensare del pianeta intero, basato sul modo greco di intendere l'esser cosa del mondo, da cui deriva la tecnica guidata dalla scienza. Una dominazione del pianeta che lascia dietro di sé le sapienze pre-occidentali, quali quelle del mondo orientale che ben presto cominciarono ad adeguarsi al senso greco della cosa. 


Alessandro Magno quando arrivò alla pianura del Gange portò un modo di pensare, quel modo di pensare che aveva ascoltato da Aristotele, ben diverso dal modo di pensare e dal significato autoctono che l'esser cosa aveva per gli Indiani. 

Il significato greco dell'esser cosa dapprima convive, si confronta, e poi prevale rispetto ad ogni altro significato arcaico autoctono. Sia nell'induismo che nel buddhismo si osserva un andamento simile:  a un certo momento si sente nettamente l'arrivo e la presenza sempre più influente della parola greca. L'irruzione del senso radicale della cosa tipico dei Greci si avverte chiaramente. E' l'inizio di una dominazione che diventerà planetaria, e la sapienza originaria dell'India esiste certamente, ma va ricercata nel periodo che precede l'arrivo del significato greco dell'esser cosa del mondo.

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Per Severino il modo di pensare determina l'agire. In questa lezione dice che il significato dato alla parola cosa, visto il suo valore primario nella gerarchia dei significati, determina l'agire.
Questo è comprensibile e a me sembra vero, o almeno verosimile, probabilmente corrispondente alle... cose.  Mi stupisce invece l'importanza che egli dà al pensiero dei filosofi, che nel suo dire appare non tanto un recettore sensibile, rivelatore e conseguente ordinatore verbale di un modo di sentire-pensare implicito nella cultura di origine o in una sua nicchia o strato sociale, bensì appare, esso stesso pensiero dei filosofi, all'origine del modo di sentire-pensare il mondo.

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