lunedì 25 luglio 2016

Tutto è uno e stramila

Pensare che tutto ciò che esiste e si manifesta ai nostri sensi venga dal nulla e prima o poi torni al nulla è un errore, dice Severino. Un errore gravido di conseguenze psichiche e, dunque, pratiche - la parola annientamento, cioè il passaggio da ciò che è al nulla, evoca l'orrore presente nella storia dell'uomo e in ogni singola vita.

In realtà, dice Severino, ciò che è, è eternamente, non viene dal nulla e non va verso il nulla, mai. Quello che il pensiero occidentale ha percepito e pensato come un andare nel nulla "... è in verità lo scomparire degli eterni".  La variazione continua che percepiamo "... è lo scomparire di ciò che prima appariva, è il provvisorio scomparire degli eterni dal cerchio dell'apparire".


Severino si muove da una contrapposizione, tra il pensiero che tutto passa venendo dal nulla e finendo nel nulla e il pensiero che questo passare è una apparenza poiché tutto ciò che è, è, eternamente è, e ciò che sembra passare è solo un apparente scomparire - come nei fotogrammi di una pellicola, che noi vediamo scorrere ma che sono tutti coesistenti (analogia che Popper proponeva ad Einstein e che lui accettava, e che Severino ricorda).



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Vado per accenni di associazioni personali. 


Schopenhauer, verso la fine del suo Il mondo come volontà e rappresentazione:

 
"Noi dobbiamo scacciare la sinistra impressione di quel nulla che si libra come ultima meta dietro ogni virtù e santità, e che noi temiamo come i bambini temono il buio..."
"Il concetto del nulla è essenzialmente relativo, e si riferisce sempre a qualcosa di determinato, che esso nega. Ma, guardando più da vicino, un nulla assoluto non si può neppure immaginare. Ciò che è universalmente ammesso come positivo, che noi chiamiamo l'essere, e la cui negazione è espressa dal concetto del nulla nel suo significato più universale, è appunto il mondo della rappresentazione, specchio della volontà. E questa volontà e questo mondo sono poi anche noi stessi, e al mondo appartiene la rappresentazione, e forma di tale rappresentazione sono spazio e tempo, quindi ogni cosa deve essere posta in qualche luogo e in qualche tempo. Ma, finché noi stessi siamo la volontà di vivere, il nulla può esser conosciuto da noi solo negativamente.”

 
Insomma, esiste solo ciò che esiste, poiché ogni nostra conoscenza è una manifestazione della volontà di vita ed avviene esclusivamente nell'ambito delle rappresentazioni. Per questo, dice Schopenhauer, rifiutare gli automatismi della volontà ci si presenta come negazione dell'esistente, cioè come nulla.


Matte Blanco, nel suo L'inconscio come insiemi infiniti, considera la presenza nell'essere umano di due tipi di logica, quella della veglia vigile, che colloca con precisione realtà ben distinte nello spazio e nel tempo (tutto passa continuamente e la legna diventata cenere non esiste più come legna - questa logica è asimmetrica), e la logica del sogno, o degli stati di allentamento della logica asimmetrica, cioè la logica di quel modo di funzionamento psichico che Freud ha definito inconscio (questa logica è simmetrica, e nei livelli più lontani dalla coscienza vigile arriva alla assenza dello scorrere del tempo, delle localizzazioni spaziali, dei nessi causali: tutto, nel profondo di noi, dice Matte Blanco, è uno, indistinto, eterno).
Le due logiche coesistono in noi: siamo esseri bilogici, capaci di spaccare il capello in quattro, di fare distinzioni temporali e spaziali finissime, di accorgerci che le cose un secondo dopo sono cambiate e non sono più quelle che erano, ma siamo anche portati a vivere la nostra vita come se sentire-conoscere-essere fossero la stessa cosa, senza distinzione tra sé e non sé, senza distinzione tra simbolico e reale, senza saper nulla di movimenti e avvenimenti in un mondo in cui non esiste morte, in cui tutto è, eternamente è, uno.

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