domenica 5 giugno 2016

Prima del due?




L'analisi del materialismo, cioè del "più conseguente fra i sistemi filosofici che partono dall'oggetto", serve a Schopenhauer a mostrare "la mutua inseparabile dipendenza (in seno alla loro inevitabile contrapposizione) fra il soggetto e l'oggetto: e questa conoscenza ci conduce a ricercare l'essenza intima del mondo non più in uno dei due elementi della rappresentazione, ma piuttosto in qualcosa di essenzialmente diverso dalla rappresentazione, e che non sia contaminato da questa originaria, essenziale, e perciò insolubile contraddizione".

Poco dopo Schopenhauer afferma:"Il mio procedimento differisce del tutto dai due opposti errori: io non parto né dall'oggetto né dal soggetto, ma dalla rappresentazione come primo fatto di coscienza, la cui forma prima ed essenziale è la divisione in oggetto e soggetto."

(Il mondo come volontà e rappresentazione, ed. Mursia 1969, pp 68-71)
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Prima di rappresentarmi il mondo disteso nel tempo e nello spazio e nella interdipendenza tra i fenomeni, la "forma prima ed essenziale" delle mie rappresentazioni è, per Schopenhauer, la "divisione", distinzione tra me e mondo - e non tanto tra me corpo e mondo, quanto tra me-soggetto e mondo: infatti, come soggetto, per Schopenhauer conosco anche il mio corpo come parte del mondo, sottoposto alle stesse forze fisiche universali.
E poiché dice che per arrivare all'intima essenza della realtà non parte né dall'oggetto né dal soggetto, Schopenhauer indietreggia dal mondo, dal proprio corpo come parte del mondo, e infine anche da sé come soggetto (in quanto tale distinto dal mondo-oggetto ma in inseparabile reciproca dipendenza).
Cioè il viaggio mentale che altri hanno compiuto all'esterno, dalle manifestazioni della realtà esterna verso la "cosa in sé", lui lo compie verso l'interno. Ciò che può solo essere un ragionamento applicato alla realtà esterna, può essere altro se si va all'interno di se stessi, al prima della prima rappresentazione del mondo che separa il soggetto dall'oggetto?

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