sabato 9 aprile 2016

Il muto silenzio

Noi - scrive Matte Blanco - siamo in diretto contatto con il nostro inconscio, eppure esso è "più misterioso ed alieno al nostro pensiero" di quanto sia la coscienza, della quale possiamo descrivere gli oggetti, gli stati, le immagini, i pensieri. La nostra immaginazione cosciente lavora con fenomeni spazio-temporali: cose, avvenimenti, pensabili solo in quanto estesi nello spazio e nel tempo. Ma il nostro inconscio non è percepibile e conoscibile nello stesso modo, non sono utilizzabili spazio e tempo come per la realtà che percepiamo e conosciamo con la coscienza: sarebbe come voler versare dell'acqua in una brocca dipinta.

"... Una realtà aspaziale e atemporale è come qualcosa che non esiste; in qualche modo evoca la morte. L'essere senza avvenimento ci sembra non-essere piuttosto che essere. Forse tutto ciò è dovuto alla limitazione della nostra coscienza che, per essere capace di apparire solo come avvenimento, fa sì che vediamo il muto silenzio dell'essere senza spazio e senza tempo come se fosse il nulla o il non essere."

(Matte Blanco, L'inconscio come insiemi infiniti)

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Ricordo le argomentazioni di Schopenhauer sul nulla che la nostra coscienza ci pone subito davanti non appena decidessimo di contrastare gli automatismi percettivi e comportamentali della volontà di vivere.

"Il concetto del nulla è essenzialmente relativo, e si riferisce sempre a qualcosa di determinato, che esso nega. Ma, guardando più da vicino, un nulla assoluto non si può neppure immaginare.
Ciò che è universalmente ammesso come positivo, che noi chiamiamo l'essere, e la cui negazione è espressa dal concetto del nulla nel suo significato più universale, è appunto il mondo della rappresentazione, specchio della volontà. E questa volontà e questo mondo sono poi anche noi stessi, e al mondo appartiene la rappresentazione in genere, come una delle sue facce: forma di tale rappresentazione sono spazio e tempo, quindi ogni cosa, che sotto questo riguardo esista, deve essere posta in qualche luogo e in qualche tempo.
Ma, finché noi stessi siamo la volontà di vivere, il nulla può esser conosciuto da noi solo negativamente, perché l'antico principio d'Empedocle, che il simile può essere conosciuto soltanto dal simile, ci toglie qui ogni possibilità di conoscenza.”


"... noi dobbiamo scacciare la sinistra impressione di quel nulla che si libra come ultima meta dietro ogni virtù e santità, e che noi temiamo come i bambini temono il buio..."

(Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)

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il muto silenzio dell'essere senza spazio e senza tempo sono parole che la coscienza di Matte Blanco usa per indicare le profondità del nostro essere, di cui gli occhi della nostra mente possono arrivare a vedere solo alcune manifestazioni. In qualche modo, scrive, le profondità inconsce del nostro essere, là dove nulla accade e tutto solamente è in un muto silenzio senza spazio e senza tempo, possono essere confuse con il non-essere, con la morte.

Rispetto a quanto scriveva Schopenhauer c'è però una fondamentale differenza.
Per Schopenhauer il muto silenzio dell'essere senza spazio e senza tempo è la pace profonda a cui è possibile aspirare dal momento in cui si diventa consapevoli della forza inconscia e coattiva della Volontà di vivere, e con un atto di coraggiosa contrapposizione ci si tira fuori dai suoi automatismi cognitivi e comportamentali. Cioè, per Schopenhauer è la contrapposizione all'inconscio a permettere ciò che per Matte Blanco è, invece, una dimensione essenziale dell'inconscio.

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