venerdì 11 marzo 2016

A proposito di verità

Ieri sera ascoltavo una conferenza su YouTube, in cui Piergiorgio Odifreddi parlava della verità.
Oggi per curiosità sono andato a leggere la voce "verità" di Wikipedia, e a un certo punto trovo scritto:

"L'esigenza di ricercare la verità fu un tratto caratteristico già della filosofia greca, che per prima sollevò il problema dell'essere, ossia di ciò che veramente è. Il termine greco utilizzato per indicare la verità era ἀλήθεια, alétheia, la cui etimologia, come ha messo in luce Heidegger, significa «non nascondimento», in quanto è composta da alfa privativo (α-) più λέθος, léthos, che vuol dire propriamente eliminazione dell'oscuramento, ovvero disvelamento." (Wikipedia)

Non è esattamente quello che diceva Odifreddi. Il quale diceva:  i Greci intendevano la verità in due modi diversi:

1 -  aletheia è la verità a cui posso giungere chiudendo gli occhi (come suggeriva Cartesio) e cercando nella mia mente ciò che non può mai essere del tutto dimenticato (l'indimenticabile, questo è il significato letterale di aletheia, a privativo + léthe= oblio). Indimenticabili sono le forme perfette presenti nella nostra mente (queste secondo Odifreddi intendeva Platone, e il termine che usava andrebbe tradotto con forme, che è l'esatta traduzione di idee, se si vuol capire ciò che egli diceva), rispetto alle quali forme le singole realtà del mondo sono solo approssimazioni.

2 - apokalypsis è la verità a cui posso giungere guardando il mondo e sollevando il velo che ricopre le cose (Calipso è la dea velata e l'apocalisse è l'atto dello svelamento, della scoperta, della rivelazione di come stanno davvero le cose sotto la loro apparenza)

Aletheia, diceva Odifreddi, è la verità matematica, indubitabile: che la somma dei quadrati dei cateti di un triangolo rettangolo sia uguale al quadrato costruito sull'ipotenusa può essere dimostrato in centinaia di modi, ma ne basta uno per rendere l'affermazione vera per sempre ("... non è che alla trecentesima dimostrazione ci credo di più.", diceva).

Apocalisse invece è la verità scientifica; ad essa si arriva mediante la scoperta che rivela come stanno le cose, e la scoperta può essere confermata o confutata, ma per quante conferme abbia possiamo solo esserne sufficientemente certi, non totalmente certi. Non ha lo stesso grado di certezza di quella matematica.

A questi due tipi di verità Odifreddi aggiunge la veritas, la verità dei Romani, per i quali come stanno le cose riguardo ad una qualsiasi questione doveva essere stabilito da un esperto chiamato a farlo, un giudice, che infine esprime un ver-detto.  A questa verità giuridica Odifreddi assimila la verità di fede. Il grado di certezza della verità giuridica=verità di fede è inferiore a quello degli altri due tipi di verità.

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