mercoledì 3 febbraio 2016

Contemporaneamente, non insieme


“… ribaltamento tra interiorità ed esteriorità, e più in generale tra interno ed esterno. Se un tempo la famiglia era l'interno in cui si scambiavano quei tratti affettivi d'ira e d’amore e più in generale quella libertà espressiva che occorreva contenere fuori, all'esterno, oggi, grazie alla capillare diffusione della televisione, del computer o del cellulare sempre accesi, la famiglia è il luogo in cui è di casa il mondo esterno, reale o fittizio che sia. 

Come opportunamente fa notare Anders, la casa reale, con le sue quattro mura e i suoi quattro mobili, "è ridotta a un container per la ricezione del mondo esterno" via cavo, via telefono, via  etere, e quanto più il lontano si avvicina, tanto più il vicino, la realtà di casa, quella familiare, si allontana e impallidisce. 

Né, a parere di Anders, la situazione migliora quando la famiglia è "raccolta" intorno alla televisione, perché, a differenza della tavola intorno a cui un tempo ci si sedeva - facendo scorrere, in un viavai continuo, sentimenti e risentimenti, interessi e gelosie, sguardi e conversazioni di cui si nutriva la trama della famiglia -  davanti alla televisione la famiglia è "raccolta non più in direzione centripeta, ma centrifuga”, solo perché ciascuno, che non è più con l'altro, ma solo accanto all'altro, prenda il volo verso una fuga solitaria che "non condivide con nessuno, o al massimo con un milione di solitari del consumo di massa, che contemporaneamente a lui, ma non insieme a lui, guardano lo schermo"" 

(U. Galimberti, I miti del nostro tempo; G. Anders, L’uomo è antiquato)

Nessun commento:

Posta un commento