venerdì 29 gennaio 2016

Smarte



“Un giorno la filosofia greca incontrò l'annuncio giudaico-cristiano che parlava di una terra promessa e di una patria ultima. L'anima, che Platone aveva ideato, si trovò orientata a una meta e prese a vivere l'inquietudine dell'attesa e del tempo che la separava dalla meta. Un tempo non più descritto come ciclica ripetizione dell'evento cosmico, ma come irradiazione di un senso che trasfigurò l'accadere degli eventi in "storia", dove alla fine si sarebbe compiuto ciò che all'inizio era stato annunciato. 

Ma anche questa cosmologia e questa temporalità non tardarono a vacillare, e con esse tutte quelle idee che ne indicavano la scansione. Annunciando che era la terra a ruotare intorno al sole, a sua volta lanciato in una corsa senza meta, la scienza consegnò una nuova descrizione del mondo, in cui si riconosceva il carattere relativo di ogni movimento e di ogni posizione nello spazio, che a sua volta andava sempre più a confondersi con il tempo, fino a togliere al linguaggio della filosofia e della religione tutte le idee normative che dicevano orientamento e stabilità. La conseguenza fu il decentramento dell'universo. La nuova descrizione impiegava ancora le antiche parole, ma queste, nell'indicare le cose, non designavano più la loro essenza, ma solo la loro relazione

Senza più né "alto" né "basso", né "dentro" né "fuori", né "lontano" né "vicino", l'universo, come ci ricorda Nietzsche," perse il suo ordine, la sua finalità e la sua gerarchia, per offrirsi all'uomo come pura macchina indagabile con gli strumenti della ragione fatta calcolo, che dischiudeva lo scenario artificiale e potente della tecnica, in cui l'uomo scoprì la propria essenza rimasta a lungo nascosta e resa inconoscibile dalla descrizione mitica del mondo." 

La terra, da terra-madre, divenne materia indifferente; il cielo cedette la mitologia delle stelle alla polvere cosmica, e l'anima dell'uomo, psyché, che Platone aveva sottratto alla temporalità e orientato verso l'eternità, prese a inseguire gli eventi del tempo e le sue sempre nuove configurazioni…”

(U. Galimberti, La casa di psiche)

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