mercoledì 20 maggio 2015

Parola, parola, parola!

L'ultima parte di questa Upanishad comprende la descrizione di riti con diverse finalità, quasi sempre di tipo pratico - alcune sono assai curiose, per esempio come ottenere che una donna resti incinta oppure no, o come avere un figlio con carnagione chiara o scura, come avere una figlia colta, come liberarsi di un rivale in amore e così via. Curiosità a parte, pur nella diversità dei contenuti si respira l'aria, il ritmo, di una ritualità molto simile a quella della chiesa cattolica, probabile manifestazione di una diretta discendenza più che di una convergenza di culture lontane.

L'ottica è maschilista: lo sperma è identificato con la procreazione  (solo in un passaggio si parla di un "mescolamento" di liquidi per la procreazione, come se la donna avesse anche lei una sorta di liquido seminale); la donna è oggetto di conquista: ci sono varie indicazioni su come conquistarla, per esempio: "Se ella non gli concede favori, la convinca, se vuole, con dei doni; se ella continua a non concedere i suoi favori, la batta con un bastone o con la mano e la trascuri dicendo: - Con l'energia e lo splendore ti tolgo lo splendore - e così quella è privata del suo splendore. Se ella cede, allora dica: - Con l'energia e lo splendore ti arreco splendore - così entrambi rimangono splendenti."

E poi, guarda un po', come è nata la donna?

"Prajapati pensò di dover dare all'uomo un sostegno, e allora creò la donna. Creatala, la onorò di sotto, perciò bisogna venerare la donna di sotto. "

Quando nasce un bambino, è il padre che lo prende in braccio, beve una miscela di burro fuso e latte acido recitando formule d'augurio, poi  "... avvicinandosi all'orecchio destro di lui dice per tre volte: - Parola, parola, parola!", fa mangiare al bambino latte acido, miele e burro fuso usando un cucchiaio d'oro che non deve essere introdotto nella bocca, dice altre formule, gli impone il nome, e infine lo consegna alla madre perché si attacchi al seno.

(Brhadaranyaka Upanishad, 6° cap. 5° par., Upanishad vediche, Tea 1988, p. 109-112)

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