martedì 27 gennaio 2015

Sapere aude

"Vedemmo il malvagio, 
per vivacità del suo volere, 
soffrire perenne, 
divorante intimo affanno, 
e da ultimo, 
quando tutti gli oggetti del volere 
sono esauriti, 
placar la rabbiosa sete dell'egoismo 
con la vista della pena altrui; 

quegli viceversa, in cui s'è affermata 
la negazione della volontà di vivere, 
per quanto povero, scevro di gioia, 
di privazioni pieno 
sia il suo stato visto dal di fuori, 
è pieno d'intima gioia e di vera calma profonda. 

Non sono più l'irrequieto impulso vitale, 
l'esuberante gioia, 
che ha per condizione precedente o successiva 
un vivo dolore, 
quali costituiscono la vita 
di un uomo amante dell'esistenza; 

ma è invece un'incrollabile pace, 
una profonda quiete ed intima letizia, 
uno stato che noi, 
se ci vien posto davanti agli occhi o alla fantasia, 
non possiamo guardare senza altissimo desiderio, 
perché tosto lo riconosciamo 
come l'unico a noi conveniente, 
di gran lunga superiore a ogni altra cosa, 
e verso di esso il nostro spirito migliore 
ci spinge col grande sapere aude

Sentiamo allora 
come ogni appagamento dei nostri desideri 
strappato al mondo 
è appena simile all'elemosina, 
che oggi tiene in vita il mendico 
perché domani ancor soffra la fame."

(Schopenhauer, Il mondo)

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