sabato 24 gennaio 2015

La doppia esistenza



«Quando la mente spinge lo sguardo oltre a quello che si presenta immediatamente, le sue conclusioni non si possono mai mettere sul conto dei sensi: e certamente essa va più in là quando da un’unica percezione inferisce un’esistenza doppia, e suppone, fra queste due, relazioni di somiglianza e di causalità»

(David Hume, Trattato)
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Quando le cose funzionano scorrevolmente, non c'è bisogno di accorgersi che le cose sono la nostra percezione di esse, per cui possono non essere realmente così come le percepiamo. Questo accorgersi che tra le cose del mondo e noi c'è un atto della nostra sensibilità percettiva sensoriale, cioè questo accorgersi che le cose sono la nostra percezione di esse, può diventare utile o necessario a livello di percezione fisica, ma tanto più può diventarlo a livello sociale, quando ai possibili errori o travisamenti percettivi sensoriali si innestano altre possibilità di errore e di travisamento cognitivo dovute all'impegno sociale affettivo, volitivo, ideologico.
Che le cose siano le nostre percezioni ci porta a pensare alla doppia esistenza delle cose: come cose in sé a prescindere dalla nostra percezione, e come percezioni. Siamo inoltre portati a pensare che tra le nostre percezioni e le cose ci sia un rapporto di somiglianza - almeno di somiglianza ci si può augurare - o di causalità, cioè le nostre percezioni sarebbero l'effetto delle cose.

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