mercoledì 28 gennaio 2015

Forse

"Dalla contrapposizione alla volontà di vivere, che è l'unico atto di libertà possibile al fenomeno, nulla si discosta tanto come l'effettiva soppressione del proprio singolo fenomeno: il suicidio. 
Lungi dall'esser negazione della volontà, esso è invece un atto di forte affermazione della volontà stessa. Infatti la negazione ha la sua essenza nel temere non già i mali, bensì i beni della vita. 
Il suicida vuole la vita, ed è solo malcontento delle condizioni che gli sono toccate. Egli non rigetta perciò in nulla la volontà di vivere, ma soltanto la vita, distruggendone il singolo fenomeno. 
Vuole la vita, vuole la libera esistenza ed affermazione del corpo; ma ciò non gli è consentito dall'intreccio delle circostanze, e gliene viene un grande dolore. 
La volontà di vivere viene a trovarsi in questo singolo fenomeno tanto compromessa, da non poter più svolgere la propria tendenza. Allora essa prende una risoluzione conforme alla propria essenza in sé; la quale sta fuori delle forme del principio di ragione, e tiene quindi per indifferente ogni isolato fenomeno, essendo ella medesima intangibile da nascita e da morte, e costituendo l'intimo della vita di tutte le cose. Quella medesima salda, profonda certezza, la quale fa sì che noi tutti viviamo senza il continuo terrore della morte, ossia la certezza che alla Volontà non verrà mai meno il suo fenomeno, sorregge anche il gesto del suicida."

(Schopenhauer, Il mondo)

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