lunedì 17 novembre 2014

Non ti far attormentare

 "Il tormentatore e il tormentato sono tutt'uno. Quegli erra nel non ritenersi partecipe del tormento, erra questi nel non ritenersi partecipe della colpa. "

(Schopenhauer, Il mondo)
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Sì, può essere vero, ma, per dire: in un gioco sessuale più o meno perverso tra sadico e masochista. Ma, per il resto di realtà, umane per dire disumane, descrivibili con un tormentatore e un tormentato, non mi pare proprio, caro Schopenhauer. 

La tua è una simmetria logica, che può andar bene se stessimo sognando, e se stessimo sognando un qualche gioco con un tormento misurato dal piacere di entrambi, poiché se invece stessimo sognando una vera violenza, un vero tormento, sarebbe un incubo, sia come tormentati che come tormentatori, che poi, al risveglio dovremmo fare i conti con qualcosa di noi stessi.
Potrebbe andar bene, questa tua simmetria logica, anche se non stessimo sognando ma stessimo vivendo un tormento giocoso, a distanza dalla soglia della violenza, dato o ricevuto da svegli.
Ma per il resto, no. 
E che?,  un bambino tormentato dai suoi genitori, o un lavoratore tormentato dal suo datore di lavoro, tanto per fare due esempi tra gli spaventosamente tanti che mi vengono in mente, sono partecipi della colpa di tormentare?

Certo, una differenza da fare, tra bambino e lavoratore, c'è. Il bambino non può fare niente per evitare di essere tormentato. Il lavoratore, anzi: il lavoratore adulto, è da vedere se non può fare niente per evitare di essere tormentato. A volte, almeno in parte, potrebbe fare qualcosa ma non lo fa. Ha interiorizzato il tormento: è diventato una condizione naturale. O ha imparato fin da piccolo che, poiché è nato povero, è inevitabile, sta nelle cose sociali, se non in quelle naturali - il che fa poca differenza pratica per la detormentazione.

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