martedì 21 ottobre 2014

Potrebbe superare i terrori

 "Ciò che temiamo nella morte non è il dolore: in parte perché questo sta di qua dalla morte, in parte perché sovente dal dolore ci rifugiamo nella morte, come d'altronde all'opposto affrontiamo talvolta il più atroce dolore per sfuggire un momento alla morte, fosse pur rapida e lieve. 

Distinguiamo dunque dolore e morte come due mali affatto diversi: ciò che nella morte temiamo è in realtà la fine dell'individuo, che tale apertamente ci si palesa la morte, e poiché l'individuo è la volontà di vivere stessa in una singola oggettivazione, tutto l'essere suo contro la morte si ribella. 


Ma, dove in siffatta maniera il sentimento ci lascia senza difesa, può nondimeno subentrare la ragione, e vincere le ripugnanze di quello, elevandoci ad una considerazione più alta dove noi, invece del singolo, abbiamo davanti agli occhi il tutto: una cognizione filosofica dell'essenza del mondo potrebbe superare i terrori della morte, nella misura in cui la riflessione avesse per un dato individuo il sopravvento sul diretto sentire."


(Schopenhauer, Il mondo)

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