venerdì 10 ottobre 2014

E noi ci sentiamo benissimo

"Ogni volere scaturisce da bisogno, ossia da mancanza, ossia da sofferenza. A questa dà fine l'appagamento; tuttavia per un desiderio che venga appagato ne rimangono almeno dieci insoddisfatti; inoltre, la brama dura a lungo, le esigenze vanno all'infinito; l'appagamento è breve e misurato con mano avara. Anzi, la stessa soddisfazione finale è solo apparente: il desiderio appagato dà presto luogo a un desiderio nuovo: quello è un errore riconosciuto, questo un errore non conosciuto ancora.
Nessun oggetto del volere, una volta conseguito, può dare appagamento durevole, che più non muti: bensì rassomiglia soltanto all'elemosina, la quale gettata al mendico prolunga oggi la sua vita per continuare domani il suo tormento.


Quindi finché la nostra conscienza è riempita dalla nostra volontà, finché siamo abbandonati alla spinta dei desideri col suo perenne sperare e temere, finché siamo soggetti del volere, non ci è concessa durevole felicità né riposo. Che noi andiamo in caccia o in fuga, che temiamo sventura o ci affatichiamo per la gioia, è in sostanza tutt'uno; la preoccupazione della Volontà sempre esigente, sotto qualsivoglia aspetto, empie e agita perennemente la conscienza, e senza pace nessun benessere è mai possibile.


Ma quando una causa esteriore, o un'interna disposizione ci trae all'improvviso fuori dall'infinita corrente del volere, quando l'attenzione percepisce senza interesse personale, senza soggettività, dandosi tutta ad esse, allora sopravviene d'un tratto, spontaneamente, la pace sempre cercata e sempre sfuggente; e noi ci sentiamo benissimo."


(Schopenhauer, Il mondo)


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