sabato 20 settembre 2014

Schopenhauer, il poeta

"Chi può aver raggiunto anche con il pensiero astratto la conoscenza 
che ciascuno ha direttamente in concreto come sentimento: 
che cioè l'essenza in sé del nostro proprio fenomeno, 
il nostro corpo e le nostre azioni, 
è la nostra Volontà;
e che questa 
costituisce l'elemento immediato della nostra coscienza, 
nella quale soggetto ed oggetto non sono distinti nettamente;  

chi, io dico, è arrivato con me a codesta persuasione,
troverà che questa è per lui come la chiave 
per conoscere l'intima essenza della natura intera,
e non soltanto in quei fenomeni che sono come il suo proprio, 
cioè negli uomini e negli animali,
egli potrà riconoscere 
come più intima essenza 
quella medesima Volontà; 

e la riflessione prolungata lo condurrà a conoscere 
anche la forza che ferve e vegeta nella pianta, 
e quella per cui si forma il cristallo, 
e quella che volge la bussola al polo,
e quella che scocca nel contatto di due metalli eterogenei, 
e quella che si rivela nelle affinità elettive della materia 
come ripulsione ed attrazione, separazione e combinazione; 

e da ultimo perfino la gravità, 
che in ogni materia così potentemente agisce 
e attrae la pietra alla terra, come la terra verso il sole 

- tutte queste forze in apparenza diverse 
conoscerà nell'intima essenza come un'unica forza,
come quella forza a lui più profondamente 
e meglio nota d'ogni altra cosa, 
che là, 
dove più chiaramente si produce, 
prende nome di Volontà.

Ella è l'intimo essere, 

il nocciolo di ogni singolo, 
ed egualmente del Tutto:

ella si manifesta in ogni cieca forza naturale; 
ella anche si manifesta 
nella meditata condotta dell'uomo,

poiché la gran differenza, 
che separa la forza cieca dalla meditata condotta,
tocca il grado della manifestazione, 
non l'essenza della Volontà che si manifesta."

(Schopenhauer, Il mondo)

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