lunedì 29 settembre 2014

L'ottimismo di Schopenhauer

"Il potere della verità è incredibilmente grande e d'indicibile tenacia. Ne troviamo le tracce frequenti in tutti, anche nei più bizzarri o addirittura più assurdi dogmi di età e paesi diversi: spesso, è vero, in singolare compagnia, in mescolanze stupefacenti - ma tuttavia riconoscibili. La verità rassomiglia a una pianta, che germogli sotto un mucchio di grosse pietre, e tuttavia s'inerpichi verso la luce, affannandosi, con mille  rigiri e contorcimenti, deformata, impallidita - ma pur verso la luce."

(Schopenhauer, Il mondo)
-------------------------------
Stava scrivendo della convergenza tra il suo pensiero e il "senso profondo della dottrina di Malebranche intorno alle cause occasionali. Questa dottrina, com'egli la espone nelle Recherches de la vérité, vale la pena di confrontarla con la mia presente esposizione, notando il perfettissimo accordo delle due dottrine, malgrado tanta diversità nel procedimento del pensiero. Anzi, mi stupisce che Malebranche, tutto irretito nei dogmi positivi, che l'età sua irresistibilmente gli imponeva, abbia tuttavia saputo, malgrado quei vincoli, sotto un tal peso, coglier con tanta giustezza il vero ed accordarlo con quei dogmi - o almeno con la lettera di essi."

Ciò che scrive sulla verità - cioè il pensare la realtà per quella che è senza perdersi nell'astrattezza logica o farsi ingannare dalle false esistenze a cui la fantasia può dare irreale consistenza - fa parte, a mio parere, dell'ottimismo di Schopenhauer, lo stesso che lo porta a pensare e scrivere che ogni persona che commetta una malvagità prova nel suo intimo un sentimento di rimorso, e che la compassione, cioè la tendenza istintiva a far propria la sorte degli altri - sia essa gioia o dolore, ma soprattutto il dolore - sia presente nell'essere umano di ogni luogo e tempo, e sia la sola possibilità di fondamento di una vera morale nonostante l'egoismo imperante, che pure non gli sfugge.

Nessun commento:

Posta un commento