martedì 30 settembre 2014

Il fabbro e il Newton del filo d'erba

"La scienza e la filosofia della natura non si pregiudicano vicendevolmente mai, ma procedono parallele, il medesimo oggetto guardando da differenti punti di vista. 

La scienza dà conto delle cause che hanno prodotto necessariamente il singolo fenomeno da spiegarsi, e mostra a fondamento di ogni sua spiegazione le forze generali attive in tutte codeste cause ed effetti, determina tali cause con precisione, il loro numero, le loro differenze, e quindi tutti gli effetti in cui ciascuna forza, secondo la diversità delle circostanze, si produce diversamente ma sempre in conformità del suo speciale carattere dispiegato secondo una regola infallibile, che si chiama legge naturale. 


Quando la fisica ha compiutamente sotto ogni rispetto esaurito questo compito, è giunta alla mèta. Per conseguenza una legge naturale non è se non la semplice regola, osservata nella natura, secondo cui questa si comporta ogni volta in determinate circostanze, tosto che si mostrino; quindi si può definire la legge naturale come un fatto formulato in forma generale,
un fait généralisé, sì che una completa esposizione di tutte leggi naturali non sarebbe che un completo registro di fatti."

"Vedremo fino a qual segno le spiegazioni fisiche e chimiche applicate all'organismo entro certi limiti possano esser lecite ed utili, man mano ch'io verrò esponendo come la forza vitale si valga bensì e faccia uso delle forze della natura inorganica, ma non sia costituita da esse, più che il fabbro non sia costituito dall'incudine e dal martello.
Perciò nemmeno la semplicissima vita vegetale può essere spiegata con quelle forze, come per esempio con la capillarità e l'endosmosi, e tanto meno la vita animale. 


È una aberrazione della scienza naturale il voler ridurre i più alti gradi dell'obiettità della Volontà ai più bassi; poiché il misconoscere e negare forze naturali primitive e di per sé esistenti è altrettanto errato quanto l'ammettere senza fondamento forze speciali, quando si ha semplicemente una speciale manifestazione di forze già note.
Kant dice dunque con ragione essere assurdo lo sperare in un Newton del filo d'erba, ossia in colui che saprà ridurre il filo d'erba a fenomeno di forze fisiche e chimiche, delle quali esso sarebbe una concreazione casuale, come un semplice giuoco di natura, in cui nessuna Volontà si manifestasse immediatamente in grado elevato e particolare, ma soltanto come  fissato per caso in quella forma."


(Schopenhauer, Il mondo)
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Qui Schopenhauer usa la formula linguistica "forza vitale" per indicare il "quid" che chiama di solito "Volontà".


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