venerdì 27 giugno 2014

Il cristianesimo e gli animali



“Un altro errore fondamentale assolutamente inspiegabile del cristianesimo, errore che manifesta le sue conseguenze nefaste ogni giorno, è il fatto che esso, contrariamente alla natura. ha staccato l'essere umano dal mondo degli animali, quale esso essenzialmente appartiene, dando valore esclusivamente all'uomo e considerando gli animali addirittura come cose. 
Questo errore fondamentale è la conseguenza della creazione dal nulla, secondo la quale (Genesi, 1 e 9) il creatore consegna all'uomo affinché li domini, cioè faccia di essi quello che vuole, tutti gli animali, come se fossero delle cose e senza nessuna raccomandazione di trattarli bene, come fa perfino un venditore di cani, quando si separa dai suoi cuccioli. 
Ciò dipende dall'opinione ebraica che considera l'animale come un prodotto fabbricato ad uso e consumo dell'uomo. Queste idee sono passate nel cristianesimo, e perciò bisogna una buona volta smettere per sempre di vantare la sua morale come quella perfetta. Essa soffre in realtà di una grande ed essenziale imperfezione, per il fatto che limita le sue prescrizioni all'essere umano e lascia tutto il mondo degli animali privo di qualsiasi diritto.  (…)  
Si guardino le atrocità inaudite che nei paesi cristiani la massa commette contro gli animali, ammazzandoli ridendo e spesso senza nessuno scopo, mutilandoli e torturandoli, e perfino quando si tratti di animali che direttamente procurano il pane all'uomo, come i cavalli, che anche in vecchiaia vengono strapazzati  fino all'estremo delle forze, perché si cerca di tirare l'ultimo midollo dalle loro povere ossa, finché non crollano sotto le bastonate del padrone. In verità verrebbe da dire che gli esseri umani sono i diavoli sulla terra e le bestie le anime torturate."

In una nota: “Le società per la protezione degli animali nei loro ammonimenti continuano a usare il cattivo argomento secondo cui la crudeltà verso gli animali conduce alla crudeltà verso gli uomini - come se soltanto l'uomo fosse un oggetto diretto di dovere morale e l'animale invece soltanto un oggetto indiretto, in sé essendo nient'altro che una cosa! Che schifo!”

(Schopenhauer, Parerga)
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Come sempre quando scrive della crudeltà contro gli animali, Schopenhauer è indignato. 
La nota mi ha ricordato quello che diceva Capitini, che finché noi uomini tortureremo e uccideremo gli animali lo faremo anche tra di noi. Un argomento con una sua efficacia, e probabilmente con una sua verità, ma Schopenhauer vuole pieno riconoscimento della dignità dell'animale in sé, non secondaria e strumentale all'uomo.
Resta il fatto che sulla realtà del vita-mangia-vita, il diritto che l'uomo si riserva di uccidere altri animali per farne cibo, tendiamo a sorvolare, a chiudere gli occhi della mente, con il rischio di coltivare un sentimento di colpa inconscio che può giocare un ruolo fondamentale nei mille modi che abbiamo di evitare la visione della realtà, sottometterci e accettare cose che potremmo efficacemente non accettare.

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