martedì 24 giugno 2014

E' più facile



“La rappresentazione secondo la quale ci si sottomette e ci si rassegna interamente e senza riserve a una volontà individuale estranea è una facilitazione psichica a rinnegare la volontà propria.”

(Schopenhauer, Parerga)
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Per Schopenhauer siamo manifestazioni di una “Volontà” (energia?) che persegue attraverso di noi il suo movimento –  il mondo tutto è rappresentazione di questa “Volontà” . I nostri singoli atti di volontà, visti con sguardo panoramico e nel tempo lungo, sono soltanto manifestazioni dell’attuazione della “Volontà” di cui tutto il mondo è rappresentazione.  
 Insomma, per dirla con un termine che di questa “Volontà” suggerisce una negatività del nostro esserne mere espressioni inconsapevoli nel mentre pensiamo di guidare noi la nostra vita, essa ci comanda, senza che ce ne accorgiamo.  

Un esempio facilmente comprensibile dell’analisi di Schopenhauer è il potere della “Volontà” in quell’insieme di  manifestazioni che vanno sotto il nome di “amore uomo-donna”:  così tanto importante, così tanto cantato, è, dice Schopenhauer, solo un abile mezzo della “Volontà” per il suo mantenimento, la sua continuità - il mantenimento della specie, cioè della vita, cioè di una manifestazione efficace di energia nella materia.  Insomma, l’amore uomo-donna è infine e sempre un modo per la “Volontà” di continuarsi oltre la breve durata di quell’uomo e di quella donna. Schopenhauer aveva dunque ben chiaro il potere dell’istinto sessuale, la “cosa in sé” dell’amore uomo-donna, e non solo: il potere della “Volontà” è individualmente lo stesso dell’inconscio, come Freud riconobbe esplicitamente al grande filosofo. 

Rassegnarsi interamente e senza riserve a una volontà individuale estranea è una facilitazione psichica al lavoro difficile che ci aspetta se la vita ci ha portati a fermare l’automaticità, l’impulsività della “Volontà di vivere”.  Se la nostra storia personale, se l’incontro tra il nostro assetto istintivo e l’ambiente ha prodotto una condizione di difficoltà per cui siamo chiamati ad una diversa consapevolezza di come stanno le cose, ebbene ecco che una facilitazione psichica è la sottomissione ad una volontà fuori di noi – individuale, scrive Schopenhauer, ma possiamo pensare anche ad una volontà a noi esterna senza un volto preciso, come quella di una dottrina e pratica religiosa, o di partito, o di un qualsiasi gruppo mistico o entusiastico. 

La furbizia di ogni vincolo fideistico o entusiastico è quella di evitarci un impegno personale di pensiero e di prassi, impegno la cui necessità quasi sempre si affaccia nella nostra vita con allarme e angoscia. Può essere un segnale prezioso, ma poiché l'angoscia rende molli le gambe, viene da inginocchiarsi e piegare la testa. 

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