giovedì 26 giugno 2014

Consapevolezza, verità ed azione

Se fosse lo stare nel qui ed ora che permette all'animale di vivere condizioni di vita difficili, come dice Schopenhauer, forse accade qualcosa di simile anche all'uomo.
Si contenta di vivere, anche l'uomo, gli basta, anche se il qui ed ora è sgradevole, faticoso, oppure doloroso, o ancor di più tragico, orribile. Vive, e anche se non gli basta, anche se ne è scontento, anche se soffre poco o tanto, comunque vive; all'estremo, seppure in condizioni orribili, non si uccide e non uccide - di solito, chiaro: ci sono eccezioni, che a volte fanno storia, ribellioni o rivoluzioni organizzate, ma, date condizioni di vita terribili, la norma è che l'essere umano non si uccide e non uccide.

"Ma di questa qualità degli animali, di essere più di noi soddisfatti della mera esistenza, abusa sovente l’uomo, e spesso la sfrutta in modo tale da non concedere loro niente, assolutamente niente, oltre la mera e nuda esistenza."  potrebbe essere ritoccato così:

"Ma di questa qualità del popolo, di essere soddisfatto della mera esistenza, abusa sovente l’uomo potente, e spesso la sfrutta in modo tale da non concedergli niente, assolutamente niente, oltre la mera e nuda esistenza." oppure:

"Ma di questa qualità dei lavoratori, di essere soddisfatti della mera esistenza, abusa sovente il padrone, e spesso la sfrutta in modo tale da non concedere loro niente, assolutamente niente, oltre la mera e nuda esistenza."

Insomma, di questo suggerimento antico, di tornare al qui ed ora e imparare a starci, è il caso di fare tesoro, di farne pensiero guida?
Dipende, e per avere una qualche visione di questo "dipende" occorre uno sguardo che non si fermi ad un qui ed ora piccolo piccolo e breve breve.
Qui ed ora sì, certamente: la realtà va vista, ed è quella che è - non posso stare su un prima o un dopo e un altrove facendo sparire il qui ed ora. Ma per vedere utilmente la realtà il qui deve essere sufficientemente ampio, e l'ora deve essere il presente ma non soltanto l'attimo presente.
Inoltre: grazie tante, caro istinto di sopravvivenza che mi tieni in vita anche se è un grondar lacrime sudore e sangue, ma non ti permetto di rendermi grato di questo qui e questo ora e di perdere in esso la mia identità - lo sopporto, in attesa d'altro se non posso fare niente, o faccio qualcosa perché non sia più il mio qui ed ora.

Cioè, in approssimazione, il qui ed ora è l'indicazione esatta, inevitabile, necessaria, per la visione delle cose, sia esterne che del proprio corpo e della propria psiche. Per la consapevolezza e la verità, cioè un pensiero corrispondente alle cose, il qui ed ora è indispensabile, e deve essere tempo presente, non attimo, e spazio sufficiente di sguardo. Il qui ed ora senza sparizioni e negazioni è la base, l'origine cognitiva del nostro esserci.
Ma per l'azione intelligente, non impulsiva, occorre anche altro.

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