lunedì 30 dicembre 2013

Malik, Nietzsche e Schopenhauer


Nietzsche pensava che l'autoaffermazione e la libera espressione di se stessi fossero la misura di riferimento per ciò che veramente conta nella vita. La volpe si comporta da volpe nel cacciare e sbranare i polli, e i levrieri si comportano da levrieri nel cacciare e sbranare la volpe. Così è. Se dici sì alla vita, dici inevitabilmente sì a questo. Se poi vuoi prenderti in giro, ti appelli a un qualche immaginario amore più o meno compassionevole da parte del più forte verso il più debole. Pensare che l'egoismo, l'affermazione di se stessi a scapito di qualcuno altro sia immorale è come pensare che le tempeste sono immorali.

Schopenhauer pensava che uno come Nietzsche vede la realtà, ma non la vede tutta. Che, certo, l'egoismo impera, è vero, ma da sempre, in ogni parte del mondo, la realtà comprende momenti e atti di compassione - momenti in cui il più forte si immedesima nel più debole, ne sente la grave difficoltà, e compie atti che possono essere definiti compassionevoli. Anche questo fa parte della realtà, diceva Schopenhauer, fa parte dell'essere umano: è un fatto, non una speranza, un fatto mostrato dalla storia dell'essere umano e che accade ogni giorno in ogni parte del mondo - non c'è solo la dimensione dell'autoaffermazione nell'essere umano.
La compassione, l'atto compiuto senza nessun secondo fine, compiuto non per una fede religiosa o per un imperativo morale esterno, fa parte della "natura" umana, al punto tale che nessun atto egoistico che leda altri è esente da un "tormento" - e, in questo, l'etichetta di pessimista appiccicata con faciloneria e ignoranza a Schopenhauer mi appare inadeguata. In questo, allora, sono più pessimista di lui.

Ieri sera sono capitato, guardando la tv, sulla scena del film di Malik, L'albero della vita, in cui un animale preistorico non uccide un altro animale più piccolo: lo ha bloccato sotto una sua zampa, lo guarda, si guardano, infine lo lascia e si allontana.

Quando mi sono messo a letto, leggevo di Nieztsche, avevo in mente quella scena del film, ripensavo a Schopenhauer. A un certo punto ho capito. Ma non ricordo cosa. Forse già dormivo.

lunedì 16 dicembre 2013

Quando è necessario intervenire sui propri desideri?


Se il desiderio può essere deluso,
e la delusione provocare rabbia,

se la rabbia amareggia e intristisce
e amarezza e tristezza diventano odio,

se il desiderio non placato
diventa fissazione divorante,

se il desiderio apre la porta
alla sofferenza e alla follia,

allora

http://sciommeriromeo.blogspot.it/2013/08/pessimismo-o-realismo.html

giovedì 12 dicembre 2013

Scusi, ha tempo per me?


"Vicino al cuore del mistero del mondo deve esserci qualcosa che ha a che fare con il tempo. Niente che sia infinito può essere circoscritto entro i limiti dell'osservazione o dell'esperienza. 
Anche lo spazio concepito nel senso comune, come qualcosa che si estende all'infinito in tutte le direzioni, non è un possibile oggetto di osservazione, né di esperienza: è una proiezione, una costruzione, poiché l'esistenza e l'identità reali richiedono limiti.
Spazio e tempo illimitati non sono la realtà data, la realtà di cui abbiamo esperienza. 
Cosa sono, dunque? 
A me pare che Kant e Schopenhauer forniscano risposte che vanno nella direzione giusta. 
Il tempo e lo spazio della realtà da noi esperita, affermano, sono forme della nostra sensibilità, e ci appaiono come dimensioni dell'esperienza. Al di fuori dell'esperienza essi non hanno nessun valore, non avendo nulla da inserire nelle proprie coordinate."

(B. Magee, L'arte di stupirsi)

mercoledì 11 dicembre 2013

Disperatamente sperando

"Se mi si chiede, come faceva Karl Popper, perché dovrei dare tanta importanza alla sopravvivenza, posso soltanto replicare che per me è importante. Ho sempre avuto un desiderio quasi incontenibile di vivere. E' un impulso onnipresente, una sete, una brama, di cui sono sempre stato consapevole fin dall'infanzia. Dovrebbe venir meno questo impulso, perché io accetti di uscire tranquillamente di scena: ma, fino ad allora, per me si tratta di accettare l'inaccettabile, di venire a patti con ciò con cui non posso venire a patti. Per il momento non sono in grado di farlo, e perciò continuo a tentare disperatamente di saperne di più nella speranza, suppongo, che una comprensione più profonda mi renda più facile l'accettazione. 
Ora che sono arrivato fin qui, continuerò semplicemente a interrogarmi e a riflettere, e non mi aspetto di arrivare alla conclusione, mai - ossia, mai prima che io stesso arrivi alla mia conclusione naturale."

(B. Magee, L'arte di stupirsi)


martedì 10 dicembre 2013

Credere che possa essere e credere che sia


"Che il nostro corpo sia corruttibile e che prima o poi verrà distrutto lo sappiamo con assoluta certezza. Se siamo solo corpo, ci aspetta una condanna senza appello. E' una prospettiva atroce. 
Se è vero che l'istinto di sopravvivenza è in assoluto la motivazione più forte, abbiamo la motivazione più forte per credere di non essere solo corpo, per credere che la nostra reale essenza sia qualcosa di immateriale e indistruttibile che sopravviverà alla distruzione del corpo. Gli esseri umani hanno quasi sempre avuto credenze di questo tipo e hanno reagito con sgomento, e spesso con ferocia, a qualsiasi ipotesi contraria.
Credere che possa essere vero è non soltanto giustificato, ma anche corretto: non lo è invece, credere che sia vero."

(B. Magee, L'arte di stupirsi)

domenica 8 dicembre 2013

Il tempo è senza tempo?

 "La controversia più affascinante fra Einstein e Popper è stata per me quella riguardante la realtà indipendente dello scorrere del tempo. Popper sosteneva che lo scorrere del tempo è oggettivamente reale, che esiste un ora indipendentemente dall'esistenza di un soggetto esperiente. Einstein lo riteneva impossibile, e orgomentava che il tempo, considerato indipendentemente dalla posizione di un soggetto esperiente, è senza tempo."

(B. Magee, L'arte di stupirsi)

Nel testo è riportato il termine usato da Einstein: tenseless. Un tempo che non tende da un passato a un futuro attraverso l'attimo presente. Magee continua:

"Il fatto che senza un soggetto non ci sia né presente né flusso temporale, e tuttavia ci sia, o possa esserci, un tempo indipendente dal soggetto, induce a pensare che soltanto nell'esperienza ci siano un presente, un passato e un futuro - e quindi un tempo che scorre - e che al di fuori di essa tutto il tempo coesista."


mercoledì 4 dicembre 2013

Qui aspetteremo gli altri


Sarà un lungo cammino, ogni passo un'ombra


La solita risposta alle domade importanti


Dobbiamo cercare la volpe nella favola di Cappuccetto Rosso?


Mi scusi, ma allora è un'altra favola


Ha visto un gatto?


Prego, si sieda. Vedrà passare un lupo, ma non si spaventi: è un cane buonissimo


domenica 1 dicembre 2013

So tutto di Minkowski


"Un giorno, a furia di sentirlo sviluppare le stesse idee, sento nascere in me un sentimento particolare, sentimento che traduco mentalmente con le parole so tutto di lui. Cosa voleva dire questo so tutto di lui?
Non era accompagnato da un senso di soddisfazione, mi sentivo in preda a un malessere particolare, come se si spezzasse qualcosa in me. Significava una perdita, un impoverimento, una breccia apertasi nelle relazioni abituali tra uomo e uomo.
Conosco una quantità di gente noiosa, cerco di evitarla, ma in fondo la noia che provo alla loro presenza non concerne che il loro modo di essere in società; non posso per questo negare loro una certa ricchezza di vita interiore; mai mi verrebbe in mente di affermare che so tutto di loro; conosco solo il loro modo di essere, che mi annoia, e li evito; ecco tutto. Direi quasi: ho un bel conoscere qualcuno, in fondo non so niente di lui.
Ma in quell'uomo le sorgenti vive sembrano essere inaridite, sono diventate preda di fattori razionali, e questi fattori si sono infiltrati negli angoli più reconditi del suo essere e li hanno ridotti a nulla, nel dar loro la forma di idee comunicabili agli altri. In lui tutto si trova proiettato sul piano razionale del pensiero discorsivo."

(E. Minkowski, Il tempo vissuto)