sabato 19 ottobre 2013

Capitini e Schopenhauer


Ieri sera leggevo di Aldo Capitini. Della sua strana religiosità senza dio-ente. Del fatto che quando un essere umano è persuaso di un'idea-guida, quando questa idea arriva a far parte di sé e la sua vita si conforma ad essa, questa, per lui, è religiosità. Pensavo a quanti comunisti che ho conosciuto, superbi della loro laicità atea, fossero, per Capitini, fortemente religiosi. Questo pensiero si è associato al ricordo della mia sorpresa quando, dopo aver lavorato per un convegno di psichiatri e psicoterapeuti organizzato da un sindacato di sinistra, comunista e socialista di allora, mi ritrovai con in mano la bozza del volantino finale che prevedeva alla fine dei lavori una messa di benedizione tenuta da un qualche cardinale importante nella vita politica romana. Cascai dalle nuvole. Cominciai a passare di stanza in stanza dei dirigenti sindacali, a partire dal piano in cui stavo, il settimo, fino a piano terra, fino a esternare la mia sorpresa anche al portiere. Ci fu qualcuno che fece una smorfia di sopportazione, senza però la minima intenzione di fare qualcosa per tornare al programma previsto che era ben lontano dal comprendere una messa di benedizione finale. Gli altri, di piano in piano, erano tutti d'accordo, sorpresi della mia sorpresa, o decisivamente a favore della messa finale. L'idea sottostante - qualcuno me lo disse chiaramente - era che contro la malattia mentale può fare qualcosa solo il prete - l'esorcista - se no son tutte chiacchiere.

Tra l'altro leggevo, di Capitini, che almeno su un punto importante la pensava come Schopenhauer, per il quale - come ho scritto più volte qui riportando le sue parole - la compassione intesa come partecipazione immediata, istintiva, alle gioie o alle sofferenze di qualcuno là fuori nel mondo è la base di ogni tipo di amore, e la compassione per gli animali è una condizione necessaria: se qualcuno non prova questa compassione, verso gli animali, non prova davvero nemmeno quella verso gli altri esseri umani. Capitini, da parte sua, diceva che se non la smettiamo di uccidere animali non la smetteremo mai di ucciderci tra noi.


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