lunedì 16 settembre 2013

Non di morte naturale.


Nel 1964 mi iscrissi alla facoltà di Scienze Biologiche dell'Università di Roma. C'era un'auletta in cui amavo andare a studiare, quella dell'Istituto di Genetica. Nell'aula grande frequentavo le lezioni di genetica tenute da Giuseppe Montalenti, e mi ero iscritto, per simpatia verso quell'uomo, ad un altro suo corso complementare, facoltativo, che Montalenti teneva in un'auletta del piano superiore. Eravamo ben pochi, forse al massimo una ventina, a frequentare quel corso secondario dal nome strano che nessuno conosceva, e quando ci eravamo iscritti non sapevamo che cosa avremmo studiato. Si chiamava Ecologia.
Fu in quell'auletta, da quell'uomo, che sentii dire una cosa che lasciò interdetto non solo me.
Ci guardammo, noi studenti, mentre lui era rivolto altrove. Ci chiedevamo silenziosamente se avevamo capito bene quello che Montalenti aveva detto: eravamo sorpresi, increduli, impauriti forse - da un improvviso manifestarsi di un'alito di follia di quell'uomo così calmo e sapiente? Cosa aveva detto? Avevamo capito bene le sue parole?
Aveva detto: "Il Mar Mediterraneo sta muorendo."


Oggi, mentre una conclusione si va formando in me sulla mia condizione di uomo su questa terra - questo comunque meraviglioso andare - me infinitesima parte dell'andare di una specie - mentre una conclusione difficile si apre strada mentale di consapevolezza sulla qualità di questo andar di specie di cui sono infinitesima parte, mi tornano in mente, come spesso è accaduto, quelle parole, quello stupore incredulo di noi che le sentivamo.
Muorendo, un mare!


Non di morte naturale.
Ucciso.

1 commento:

  1. Stiamo, parlo come specie umana senza dimentica chi si distingue, distruggendo tutto quello che c'era da distruggere per aver intrapreso la strada di un certo tipo di conoscenza. Non so se è per aver mangiato la mela che il nostro destino sia ineluttabile con tanto di epilogo apocalittico finale, non so se siamo venuti dalla luna e dopo averla rasa al suolo ci stiamo preparando per andare a devastare anche marte come potrebbe scrivere rudolf steiner, non so nella mia piccolezza tante altre cose. So soltanto che quando vedo un albero abbattuto inutilmente, un fiore calpestato, un mare inquinato da radiazioni, animali uccisi per gioco o per niente, sto male e mi deprimo. Questa insieme ad altre poche altre cose, è la mia conoscenza.
    Tutto qui, molto banalmente.

    RispondiElimina