lunedì 26 agosto 2013

Tu, cosa ne pensi?

Ubaldo Cassina, un ecclesiastico, insegnò filosofia morale a Parma; del 1788 è il suo "Saggio analitico sulla compassione".
Diceva che alla base di tutta l'affettività umana c'è l'amor proprio, l'egoismo, sempre, anche nella compassione - l'unica forma possibile di amore per l'essere umano sarebbe quello rivolto verso se stesso: verso gli altri, sono sempre deviazioni dell'amor di sé.
Schopenhauer ritiene che questa analisi sia erronea, pur non sottovalutando la pervasività dominante dell'egoismo umano.

"Cassina - scrive Schopenhauer - pensa che la compassione sorga da un momentaneo inganno della simpatia, in quanto noi stessi ci metteremmo al posto del sofferente e avremmo l'impressione di soffrire i suoi mali con la nostra persona. No, non è così: ogni istante vediamo chiaramente che chi soffre è lui, non noi, e proprio con la sua persona, non con la nostra. Sentiamo il suo dolore in quanto suo e non ci figuriamo che sia nostro: anzi, più sono felici le nostre condizioni, più la consapevolezza di esse è in contrasto con le condizioni dell'altro, e più siamo accessibili alla compassione."

Chissà se ha ragione Schopenhauer. Viene da dire, a esser cauti: speriamo di sì.
Forse bisogna comunque scommettere, sulla base di quello che sentiamo nel nostro intimo.
Forse è impossibile sapere con certezza matematica chi ha ragione, se uno come Cassina, per cui alla base di tutta l'affettività umana c'è il narcisimo, l'amor di sé  - quindi, tra l'altro, è necessaria la religione con i suoi comandamenti -  o uno come Schopenhauer, per cui il narcisimo-egoismo domina la vita umana ma con una eccezione, che lui considera reale, insita anch'essa nella natura umana, non un'invenzione, una favola, un'illusione, e su questa eccezione basa ogni forma di amore.

(A. Schopenhauer, Il fondamento della morale)

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