martedì 20 agosto 2013

Kant e gli animali: lo sdegno di Schopenhauer


Schopenhauer ritiene che quella di Kant sia stata un ricerca falsa sui fondamenti della morale, come è falsa la ricerca del prestigiatore che va a cercare il coniglio là dove sa bene di averlo messo: la morale a cui Kant finge di arrivare razionalmente, filosoficamente, è quella teologica cristiana da cui è nascostamente partito. Schopenhauer ne segue passo passo lo sviluppo, evidenziandone i punti che "offendono la logica", ma su un punto esprime senza smussature un vero e proprio sdegno. Riguarda gli animali.

"La vera morale è offesa dall'affermazione kantiana che gli esseri privi di ragione (cioè gli animali) siano cose e quindi debbano essere trattati soltanto come mezzi. Dice "L'uomo non può avere alcun dovere verso esseri che non siano l'uomo", e poi "Il trattamento crudele degli animali è contrario al dovere dell'uomo verso se stesso, perché smorza nell'uomo la compassione per le loro sofferenze, indebolendo così una naturale disposizione molto utile per la moralità nei rapporti con altri uomini." Dunque, bisogna avere pietà per gli animali soltanto per esercizio: essi sono, per così dire, il fantasma patologico per l'esercizio della pietà verso gli uomini. Qui si vede un'altra volta come questa morale kantiana, che come abbiamo dimostrato è soltanto una morale teologica travestita, dipenda a rigore da quella biblica. Siccome infatti (e ne parleremo anche più avanti) la morale cristiana non prende in considerazione gli animali, essi sono messi subito al bando filosoficamente da Kant, ridotti a cose, soltanto mezzi per qualsiasi fine, come, poniamo, vivisezioni, cacce a cavallo, corride, gare di corsa, fustigazioni fino a morte davanti al carro di pietre inamovibile, o altro. Puh, che morale da paria, da ciandàla, la quale misconosce l'essenza eterna che esiste in tutto ciò che ha vita e con insondabile significato risplende da tutti gli occhi che vedono la luce del sole!"

(A. Schopenhauer, Il fondamento della morale)

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