sabato 27 luglio 2013

L'etica degli Indù


L'etica cristiana è interamente sulla linea della proposta che Schopenhauer sta illustrando, ma "... ancor più sviluppato, più chiaramente enunciato e più vivamente descritto noi troviamo quello che abbiamo chiamato negazione della volontà di vivere nelle antichissime opere della lingua sanscrita. Che quella importante visione etica della vita abbia potuto raggiungere uno sviluppo ancor più avanzato e una decisa espressione è forse da attribuire principalmente al fatto che essa non fu limitata da alcun elemento a lei completamente estraneo, quale è nel cristianesimo la dottrina religiosa ebraica, alla quale il sublime autore di quello dovette necessariamente adattarsi, in parte consapevolmente e in parte forse inconsapevolmente, per cui il Cristianesimo risulta composto di due parti molto eterogenee, delle quali vorrei chiamare cristiana la parte esclusivamente etica, e distinguerla dal preesistente dogmatismo ebraico. Se il Cristianesimo andasse un giorno in rovina, ne cercherei la causa nel fatto che essa consiste non già di un semplice elemento, ma di due, originariamente eterogenei. 
Ora, nell'etica degli Indù, come la vediamo descritta nei Veda, nei Purana, nelle opere dei poeti, nei miti, nelle leggende, nelle sentenze e nelle regole di vita, vediamo prescritto l'amore per il prossimo, con pieno rinnegamento di ogni amore egoistico; l'amore non limitato alla specie umana ma abbracciante ogni essere vivente; la carità fino alla cessione dei propri averi; la sconfinata pazienza verso gli offensori; il ricambiare il male con il bene e l'amore; la sopportazione lieta di ogni umiliazione; l'astensione dal consumo di cibo animale; la castità nella rinuncia alla voluttà da parte di colui che aspira alla santità; il disfarsi delle ricchezze; l'abbandono dei luoghi abitativi e dei parenti per una solitudine totale trascorsa in silenziosa meditazione... Ciò che in un popolo di tanti milioni di esseri umani si è praticato tanto a lungo, in quattro millenni, non può essere un capriccio arbitrariamente escogitato, ma deve avere la sua origine nell'essenza dell'umanità. Ma a questo si aggiunge che non ci meraviglierà mai abbastanza dell'unanimità che si riscontra leggendo la vita di un santo cristiano e quella di un indiano. Nonostante i dogmi, i costumi e gli ambienti così radicalmente diversi, le aspirazioni e la vita interiore di entrambi sono interamente le stesse."

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)
 

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