venerdì 28 giugno 2013

Velle non discitur

Dopo aver analizzato la malvagità, Schopenhauer passa a chiedersi della bontà, in quanto "proprietà della mente umana", sicuro che l'analisi della bontà permetterà di capire ancora meglio la malvagità: "Gli opposti, infatti, si chiariscono sempre a vicenda, ed il giorno rivela contemporaneamente se stesso e la notte, come ha detto magnificamente Spinoza."

Anzitutto si chiede: la bontà si può insegnare?
La vera bontà, la virtù genuina, no, non si può insegnare. "La virtù, infatti, nasce sì dalla conoscenza, ma non da quella astratta, comunicabile con le parole. Per l'autentica ed intima essenza della virtù il concetto è sterile, così come lo è per l'arte." 
Ma, aggiunge, una qualche funzione le formulazioni verbali di tipo morale la hanno: "Il concetto può rendere i suoi servizi come strumento, per l'esecuzione e la conservazione di ciò che è stato conosciuto e deciso in altro modo. Velle non discitur - il volere non s'impara. Certamente i dogmi possono avere un forte influsso sulla CONDOTTA, sull'attività esteriore, come pure l'abitudine e l'esempio, ma con ciò l'animo non è cambiato."  

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)

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