venerdì 26 aprile 2013

E' un fenomeno, lo sapevo.


"Poniamo di avere davanti a noi un animale in piena vitalità. Platone dirà: 'Questo animale non ha una vera esistenza, ma soltanto un divenire apparente, costante, un'esistenza relativa. Ad essere veramente è solo l'idea che si rispecchia un questo animale, l'animale in se stesso che non dipende da nulla ma che è in sé e per sé, non è divenuto, non termina, ma è sempre allo stesso modo. Ora, a condizione che noi riconosciamo in questo animale la sua idea, è del tutto indifferente che in questo momento abbiamo davanti a noi questo animale o il suo antenato vissuto mille anni fa; che, inoltre, egli sia qui o in una terra lontana; che si presenti un questa o quella maniera, posizione, azione; che, infine, sia questo o qualche altro individuo della sua specie: tutto ciò è futile e riguarda solo il fenomeno. Solo l'idea dell'animale ha un vero essere ed è oggetto di reale conoscenza.'
Fin qui Platone. Kant direbbe: 'Questo animale è un fenomeno nel tempo, nello spazio e nella causalità, che sono le condizioni necessarie alla possibilità dell'esperienza, condizioni a priori presenti nella nostra facoltà conoscitiva, non determinazioni dell'animale in sé. Di conseguenza, questo animale, come noi lo percepiamo in questo momento e in questo luogo come individuo divenuto e allo stesso modo necessariamente transitorio nella catena delle cause e degli effetti, non è una cosa in sé, ma è un fenomeno valido soltanto in rapporto alla nostra conoscenza. Per riconoscere l'animale stesso da ciò che può essere in sé sarebbe richiesto un altro modo di conoscenza rispetto a quella a noi soltanto possibile per mezzo dei sensi e dell'intelletto.' " (p 199)

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, N.C. 2011)

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